Reportage - Non solo Parassiti, ma anche abili cuochi
La passione per il cibo, si sa, crea una serie di effetti collaterali a catena che finiscono per influenzare le abitudini e mettere in risalto le attitudini di ognuno di noi.
Il primo fu Andrea "U Longo", mi verrebbe da dire.
Vero capostipite di una stirpe in evoluzione di Parassiti cuochi che, allo stato attuale e nell'attesa della famosa serata "fatta in casa", vanno per la maggiore.
Il nome del Longo è sempre stato sinonimo di "grande chef".
Puntiglioso, meticoloso anche in cucina, tanto da meritarsi l'altro appellativo di "U Difficile", lo vediamo nella foto sopra mentre "arrimina" e condisce la sua pasta con gamberi e bottarga. La sua espressione concentrata lo rende inavvicinabile e inarrivabile durante i lunghi momenti cucinieri.
Tra le sue "creature", sempre positivamente sperimentate, si possono annoverare pietanze del calibro del cous-cous di pesce, della pasta con le cozze, degli spaghetti con la "tunnina" fresca, delle busiate con ragù di maiale e qualeddro, di fantastiche teglie di pastalforno.
Elencarle tutte sarebbe molto dispersivo, ma la sua esperienza ha ormai varcato ogni confine.
La sua caratteristica può essere considerata l'estemporaneità.
Decide dall'oggi al domani di cucinare. E il risultato è sempre eccellente.
Ciò non fa altro che elevare il ruolo della sua fantasia. Quando infatti fra i suoi pensieri si "infiltrano" lampi mangerecci, lui non va a sedersi al ristorante. Ma si rinchiude in cucina, caccia via la moglie e si mette all'opera.
Un genio.
Altro valido e non meno appassionato cuciniere è Piero "U Calabrise".
Il suo soprannome di battaglia, che deriva dall'ottimo accento calabro che riesce ad apporre ai suoi discorsi, mette anche in evidenza la sua passione per la cucina dell'estrema punta dello stivale d'Italia, con una particolare "adorazione" per il peperoncino di Soverato e la cipolla di Tropea.
Anche lui, come il Longo, è un cuoco davvero attento alle pietanze che passano sotto le sue mani.
Affidabilissimo, tempo fa aveva addirittura "aperto" una pizzeria amatoriale. La Pala di Piero sfornava, una serata ad estate, decine di pizze degne di merito.
Nella foto lo vediamo mentre gira e rigira i suoi spaghetti alla tarantina.
Il numero di cozze necessarie a "sfamare" quaranta persone non lo ha terrorizzato l'estate scorsa. E gli applausi sono stati pienamente meritati.
Da poco arrivato "sui fornelli" Massimo "il Galluzzo" sta mostrando una vorace voglia d'imparare.
Autodidatta per scelta o per ragione, ha dimostrato di aver fatto passi da gigante. Passando da zero a dieci nel giro di pochissimi mesi.
Dopo aver imparato dai suoi stessi errori piccoli segreti sulla quantità o sulle dosi di condimento se non addirittura su quelle di sale, ha raggiunto un buon livello cucinereccio che cresce di settimana in settimana. Nella foto estiva è intento ad amalgamare gli spaghetti col soffritto di gamberetti e a far saltare tutto in padella.
Ultimamamente si è dedicato alla pastalforno e anche a succulenti piatti di carne.
In bocca al lupo giovane vecchio cuoco. Nella vita c'è sempre da imparare. Specialmente se ci si abbandona all'onda delle passioni.
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